“Sono nata e cresciuta figlia unica. Figlia di cuochi dal grande nome e adottata da una piccola realtà di campagna che mi ha fatta crescere tra profumi di coniglio al limone e giornate torride estive, il gusto inconfondibile del confit di anatra accompagnato dal pane croccante pronto per essere imbevuto di quel “grasso amico” lasciato dalla cottura nella teglia, i taglieri di salumi e formaggi tra gli alberi fioriti in primavera e perché no, il primo approccio con quel bicchiere di vino, tanto mistico e inconcepibile durante la crescita e che ora, è fonte delle mie ricerche e della mia passione, quella del buon cibo e del buon vino. Crescere in un ristorante apre a due possibilità nella vita: ti avvicini o ti allontani. Mi interrogo spesso sul motivo che spinge una persona ad allontanarsi da una realtà cosi plasmabile, come quella di un ristorante. Non vi ho trovato risposta.
Il cibo è cultura, convivialità e fantasia.
Il vino è sapere, gioia e costanza.
Io ho scelto di rimanere.
Iniziai verso i sedici anni a passare da quello che era osservare tutto ciò che succedeva in cucina ad arrivare a domandarmi se potessi essere utile a qualcosa. Adoravo affondare le mie mani nella frolla e negli impasti, togliere le spine ai carciofi e mangiare la parte finale, quella bianca, delle foglie del carciofo, immergendola in olio e sale, fingermi una chitarrista con le schiumarole o suonare la batteria con i mestoli di legno e le pentole. Una domenica, chiesi a mio padre se avessi potuto portare il pane o l’acqua ad un tavolo di amici di famiglia. Fu proprio in quel momento, vedendo il sorriso di quelle persone che pensai a quando fosse stato facile farli sentire bene per un solo attimo. Sono passati anni, non posso dire che siano stati molti data la mia giovane età, ma comunque il lavoro, chiamiamolo così per definizione, che ho scelto, non mi rende triste. La felicità nella vita è indispensabile.
Avere un’attività propria implica tanta responsabilità e una grande varietà di scelta. Ma non può essere l’unica esperienza di vita, l’occhio deve guardare altrove, altrimenti la mente non lavora.”
Oltre alle esperienze all’interno del Via Vai, la giovane figlia si è fatta spazio tra le vigne, lavorando per qualche azienda vitivinicola durante i mesi di vendemmia. Non contenta, si è dedicata ai lavori estivi nelle isole Cicladi, in Grecia, servendo ai tavoli dei ristoranti locali.
Nel 2020 decide di iscriversi ad “Alma”, scuola internazionale di cucina italiana. Da li, gli studi la porteranno a lavorare a Copenaghen, in Danimarca presso il ristornate tri-stellato “Geranium”, il quale la portò a raggiungere obbiettivi e consapevolezze molto forti in ambito lavorativo.